Il comitato tra i 16 AiCS che, in tutta Italia, accolgono il progetto di sport gratuito contro isolamento e marginalità dei giovanissimi. La direttrice della comunità di Ascoli in cui operiamo: “Con lo sport combattiamo i disagi neuropsichiatrici”. Uno dei beneficiari, in regime di messa alla prova oggi allena a calcio ragazzi con disabilità
AiCS Ascoli Piceno dalle Lanterne dell’orienteering natalizie allo sport che forma e fortifica l’essere umano. Nella casa colonica che sorge sulle colline di Folignano e quasi sempre al completo, si registra il successo dello “sport a domicilio” per giovanissimi dai 5 ai 16 anni a rischio isolamento sociale e fragilità. Le attività motorie qualificate applicate come metodo per i non attivi nel circuito dello sport di base parla ai residenti nella “Casa La Navicella”. Sono 12 i minori coinvolti. Lì, dove si fa comunità educativa basata sulla fiducia, sulla crescita umana e sul gioco di squadra. Ad ognuno si insegnano ruoli, cooperazione, regole e responsabilità come elementi imprescindibili della base della quotidianità dell’esistere.
A dirlo è la direttrice di Comunità Rosanna Viviani, la stessa che ha fortemente voluto “COeSport” per i suoi ragazzi che ogni sabato pomeriggio attendono palpitanti l’incontro con lo sport dalle 15 alle 17 con Leonardo Perrone – presidente AiCS Ascoli Piceno – e Patrizia Piunti – responsabile di progetto – amati e riconosciuti come membri della comunità.
‘Casa La Navicella’ fa parte della Cooperativa sociale AMA-Aquilone partner del progetto multisport “COeSport: comunità e sport per la promozione di stili di vita salutari e di comunità coese”, promosso da AiCS nazionale e con il sostegno finanziario di Sport e Salute SpA, raggiungendo ben 40 province.
Lo sport è un linguaggio trasversale che include tutti senza distinzioni e fa della diversità un valore arricchente nella funzionalità del gioco. Ecco perché la direttrice Rosanna Viviani ha perorato l’ottenimento di questo progetto tra i tanti realizzati nella struttura, dalla cucina alla pittura, al teatro, alle uscite e alle relazioni di comunità. Spiega che l’attività fisica e il coinvolgimento di ognuno è prioritario perché agisce sulle condizioni neuropsichiatriche. Vi sono ragazzi che si sono isolati in modo disfunzionale attraverso l’uso compulsivo dei cellulari per sfuggire alle dinamiche familiari. I social media li hanno risucchiati in una realtà altra, malleabile, dove il dismorfismo corporeo fa da padrone e confonde.
La dottoressa Viviani: “La maggior parte dei ragazzi non aveva mai fatto sport perché quando lo fanno e lo mantengono si denota l’impegno familiare e loro sono ragazzi lasciati a sé stessi. In questa esperienza hanno imparato a fidarsi e affidarsi alle cure non soltanto degli educatori interni ma di Leo – Leonardo Perrone – e di Patrizia. Con il Karate, la pallavolo, l’orienteering, il badminton o la mountain bike sono sempre pronti a sperimentare e scoprono qualcosa di loro stessi che non conoscevano prima”.
A pensare che questi ragazzi sono vittime di abusi, problematiche devianti, uso di cannabis e sostanze stupefacenti già a 12-13 anni e per questo monitorati, si può intendere quanto COeSport abbia fatto l’assist nella loro quotidianità per alimentare il piglio agonistico, che si allena giorno dopo giorno, per realizzare un sogno, che qui è stare bene e sentirsi amati.
I sogni qui sono storie. C’è un ragazzo che ha ottenuto dal giudice, per responsabilità penale, la “messa alla prova” e fa volontariato in una squadra di calcio una volta a settimana. Si occupa insieme all’allenatore degli atleti con disabilità. Lavora al ristorante e quando rientra in comunità si occupa dei più piccoli seguendo quelle regole di squadra. Il 19 marzo, Festa del Papà, diventerà maggiorenne e fuori da via della Navicella non rientrerà in famiglia ma continuerà sulla sua strada.
Rosanna apprezza il lavoro del Comitato AiCS e pone l’accento sul rapporto di fiducia: “i ragazzi studiano, squadrano, e concedono fiducia quando percepiscono la passionalità. Imparano a riaffidarsi e in quel momento diventano più bravi riprendono consapevolezza verso il domani”. In Comunità si fanno i gruppi, le assemblee, si presta attenzione ai fenomeni sociali fatti di baby gang e della cultura dei coltelli, dei rapper e trapper che fanno successo a suon di cocaina, armi e squalificando le donne. Dialogo, confronto e scambio per educare.Con la disciplina sportiva si affrontano i modelli culturali e subculturali che influenzano i giovani. Il problema del dismorfismo corporeo per le ragazze adolescenti e preadolescenti che percepiscono il proprio corpo attraverso codici errati e ghettizzanti, con il rischio di emarginare se stesse.
Ora, la scena a Simone (nome di fantasia) che attraverso lo sport ha compreso i limiti della sua presenza fisica. A maggio pesava 120 kg e in una passeggiata di orienteering l’affanno lo ha tanato e fatto riflettere. Non aveva mai fatto sport e non apprezzava la rilevanza della corporeità. Oggi pesa 93 kg e si è appassionato al karate.
I 12 ragazzi beneficiari dello ‘sport a domicilio’ hanno manifestato curiosità nel capire come li avremmo descritti, inconsapevoli che per AiCS è già stata una conquista poter parlare di loro Per dirla con Rosanna Viviani: “i disastri li facciamo noi adulti. Il campo sportivo avvia alla salute fisica e mentale e alimenta l’animo in positivo. Qui siamo tutti uguali, una famiglia anche con i minori accompagnati. Ora ci prepariamo all’open day, mi piacerebbe poterlo fare nella cittadinanza per fargli respirare la comunità”.